Frequentare altri bambini è per il nostro piccini un’esperienza fondamentale. Intorno ai tre anni i bambini imparano a conoscere e riconoscere gli effetti dei loro comportamenti sugli stati d’animo degli altri: riescono in pratica a sviluppare una certa sintonia con coloro i quali entrano in relazione. L’empatia, questa capacità di entrare in risonanza con gli altri, è una competenza che, al pari di tutte le altre capacità, richiede di essere sviluppata e rinforzata. Quando mamma e papà allontanano il proprio figlio da un compagno di giochi troppo “lagnoso”, quando lo difendono a spada tratta invece di sottolineare gli effetti negativi di alcuni suoi atteggiamenti “poco empatici”, quando al parco, dinanzi a un altro bimbo desideroso di giocare con la machina del loro pargolo, si affrettano a proteggere “la proprietà”, piuttosto che insegnare la condivisione, in tutti questi casi ostacolano lo sviluppo della capacità di empatia. Il primo passo che il genitore dovrà compiere per aiutare il figlio nel conoscere e riconoscere le emozioni altrui sarà proprio quello di spingerlo a spostare gradualmente l’attenzione sa se stesso agli altri. Alcuni bambini crescono convinti che il mondo ruoti intorno a loro, ignorando l’esistenza di altri i cui sentimenti, emozioni, gusti, reazioni a comportamenti possono essere diversi dai propri. La tendenza a essere centrati prevalentemente su se stessi impedisce al piccolo di accedere alla complessità delle emozioni sociali, l’insieme di quelle emozioni provate alla presenza di altri. Limitate esperienze sociali o esperienze sempre troppo “protette” e “selezionata” potrebbero creare notevoli difficoltà allo sviluppo del bambino. Sappiamo per certo che gli adulti con difficoltà nel nominare o nel provare certe emozioni sono spesso stati bambini dalle esperienze relazionali molto limitate. Le emozioni non sono elementi distaccati rispetto alle situazioni e alle relazioni all’interno delle quali vengono vissute: più un individuo avrà la possibilità di entrare in relazione con soggetti portatori di emozioni differenti, più imparerà a decifrare e comprendere tali emozioni, nonché a collocare all’interno di un rapporto causa-effetto le relazioni emotive proprie e altrui. Riconoscere l’influenza potenziale delle proprie azioni sui sentimenti degli altri rende il bambino competente sia dal punto di vista relazionale sia, aspetto ancor più importante, dal punto di vista morale. Se vogliamo che i nostri figli diventino empatici, dobbiamo lasciare loro sufficienti spazi di sperimentazione sociale.
Di Camerotti, Daffi e Maùti