Lo spannolinamento

Capita di sentire genitori che sgridano bambini di circa due anni, o poco più, perché non sono stati in grado di avvisarli in tempo dell’impellente necessità fisiologica che li ha colti. Solitamente ciò accade proprio nel bel mezzo della gita in auto, del pic-nic con gli amici o mentre stanno giocando con altri bambini. I genitori richiamano il piccolo e si giustificano con i vicini: “Eppure a casa stiamo insegnandogli a dire quando deve farla e a correre in bagno prima che succeda!”. In questi casi al povero bambino non resta che piangere disperato o perché è stato sgridato o perché si sente umiliato: in fondo tutti lo stanno osservando proprio mentre la mamma lo guarda con disapprovazione e lui ha i calzoncini pieni e puzzolenti. Non è certo una bella situazione.

Verso i due anni la maggior parte dei piccoli inizia a rendersi conto di poter controllare il proprio corpo, anche rispetto alle funzioni fisiologiche legate alla pipì e alla cacca: tuttavia questo non significa che tutti i bambini debbano acquisire questa abilità allo scoccare del ventiquattresimo mese di età o, cosa da tenere ancora più presente, che se sono riusciti a controllare adeguatamente le loro funzioni una volta, siano in grado (si ricordino) di farlo sempre. Lo “spannolinamento”, come sono soliti chiamarlo alcuni genitori, ha tempi di realizzazione estremamente variabili. Mamma e papà devono tranquillizzarsi e non insistere troppo perché il bambino divenga immediatamente autonomo: l’intolleranza verso la pipì o la cacca fatta “ancora” nelle mutande rischia di trasformarsi facilmente in rabbia o aggressività. Il bambino non dovrebbe mai sentirsi attaccato per la sua difficoltà nell’uso del vasino, non dovrebbe percepirsi come “cattivo” quando gli è scappata. L’andare in bagno è tra le attività più normali che un uomo svolge durante la propria giornata, e come tale deve essere considerata anche dal bambino: non è un evento eccezionale che va atteso tutto il giorno, sollecitato, richiamato di continuo, così come non dovrebbe suscitare grande entusiasmo una volta portato a termine con successo in più occasioni.  Quando sarà il momento giusto, mese più, mesemeno, potremmo iniziare a inseguirlo, invitarlo a provare il vasino e cercare di capire quando sta per scappargli, suggerendo di farsi accompagnare in bagno. Mettiamo sempre in conto la possibilità che, se preso dal gioco o da attività molto interessanti, forse potrebbe opporsi: in questo caso irrigidirsi non serve ed è preferibile attendere un momento migliore per intervenire, magari evitando di obbligarlo a scegliere tra l’ora d’educazione all’uso del vasino e il momento del gioco.




Di Camerotti, Daffi e Maùti