Alcuni sviluppi della ricerca sul cervello

In alcuni casi, quando è evidente che il bambino ha difficoltà fisiche importanti, i genitori faticano sempre a credere che ciò che faranno nelle prime fasi dello sviluppo può essere determinante. Eppure ciò che oggi sappiamo a proposito dello sviluppo cerebrale infantile dimostra che le cose stanno effettivamente cambiando.
Nel sul libro “Perché si devono amare i bambini” (2006), Sue Gerhardt descrive il cosiddetto “effetto corrosivo” sullo sviluppo del cervello del cortisolo, un ormone prodotto dall’organismo in risposta allo stress. Per concentrare l’energia dell’individuo nel fronteggiare una situazione stressante, nel corpo viene secreta una maggior quantità di cortisolo, che sul breve periodo ha quindi un effetto utile.
Queste scoperte hanno delle implicazioni importanti per i bambini con bisogni speciali e i loro genitori. Entrambi tenderanno a sperimentare più stress della media degli altri nuclei famigliari. Il bambino può provare disagio o dolore a causa delle sue condizioni o anche per gli interventi medici e terapeutici a cui dev’essere sottoposto. Lo stress può essere altresì aggravato da una forma di ipersensibilità a certi stimoli e da difficoltà nel percepire ed elaborare le informazioni provenienti dal mondo circostante. I genitori a loro volta possono essere alle prese con la stanchezza e l’ansia proprie o con quelle vissute immedesimandosi nelle difficoltà del figlio.
Sue Gerhardt spiega anche che i bambini piccoli che vengono toccati e tenuti in braccio possono tollerare meglio il cortisolo prodotto dalla esperienze stressanti, sviluppando i cosiddetti “recettori del cortisolo” nel loro cervello.
Grazie a queste ricerche sullo sviluppo cerebrale sappiamo in che modo le prime cure “modellano lo sviluppo del sistema nervoso e determinano le interpretazioni e le reazioni allo stress” (Gerhardt, 2006).
Alcuni bambini, a causa di un’esperienza traumatica vissuta durante il parto o immediatamente dopo, sono altamente reattivi, cioè disturbati e difficili da calmare, e pertanto più vulnerabili agli effetti di ulteriore stress.
Spesso, la preoccupazione di alcuni genitori di non poter far nulla per migliorare la situazione è tutt’altro che fondata. Anche se le loro risorse sono impegnate al limite, devono trovarne altre per aiutare i propri figli.
È evidente che prendersi cura di un neonato o di un bambino piccolo con bisogni speciali è un compito impegnativo.
Rispetto a un figlio senza bisogni speciali, uno con questi bisogni può aver bisogno di più tempo prima di dimostrare di riconoscere i genitori; i bambini affetti da paralisi cerebrale possono ad esempio essere particolarmente difficili da calmare e tranquillizzare.


Cosa sapere su tuo figlio – Pamela Bartram