Gli esami, il trattamento e la terapia

Certe complicazioni che riguardano la comunicazione e la ricezione della diagnosi entrano in gioco anche nelle problematiche connesse agli esami, al trattamento e alla terapia. Oggi si cominciano a fare esami quando il bambino è ancora nel ventre materno. Questi esami possono anche fornire indicazioni di intervento che permettono di portare a termine la gravidanza e il parto con esiti migliori per il neonato.
Naturalmente questi esami sono essenziali. Ma a volte si determina uno stato d’animo in cui le valutazioni degli esami diventano attività fini a se stesse. Capita che i genitori si sentano meglio se stanno “facendo qualcosa” anziché “non facendo nulla ”, cioè limitarsi a stare con il bambino in modo più normale.
Pochi genitori sottoporrebbero i figli a esami e altri interventi se non pensassero che farlo è importante, ma le preoccupazioni e le ansie possono interferire con la capacità di distinguere fra ciò che è veramente utile e ciò che lo è meno.
Analogamente, anche nel caso della terapia e del trattamento in generale alcuni genitori danno per scontato che “più se ne fa, meglio è”, mentre non è affatto detto che le cose siano effettivamente in questo modo, dal momento che si corre il rischio di caricare se stessi e i figli di pressioni eccessive e inutili. Quanto tempo dovrebbe dedicare la famiglia agli esercizi prescritti per casa? Benché essi siano indubbiamente benefici, occorre tenere conto anche di tutte le altre necessità e richieste connesse a una normale vita familiare.
C’è sempre il rischio che i genitori perdano di vista il valore della propria esperienza quando si trovano di fronte a uno specialista che offre il suo intervento. In generale sono loro a poter giudicare meglio di chiunque altro in che modo il trattamento possa essere integrato nella vita familiare.
C’è sempre il rischio che i genitori perdano di vista il valore della propria esperienza quando si trovano di fronte a uno specialista che offre il suo intervento. In generale sono loro a poter giudicare meglio di chiunque altro in che modo il trattamento possa essere integrato nella vita familiare.
A volte chi ha un figlio con bisogni speciali pensa che se non ha cercato di aiutarlo “in tutti i modi possibili”, allora ha fallito. Tuttavia questo atteggiamento può non conciliarsi con il benessere della famiglia. Spinti dalla paura di giudicarsi o di essere giudicati manchevoli, i genitori possono rischiare di assumersi un carico di lavoro troppo grande.
Capitano che essi debbano confrontarsi direttamente con la questione di quanti interventi medici debbano essere offerti a un bambino che ha episodi ricorrenti di malattia e che magari deve trascorrere lunghi periodi in ospedale. A volte leggiamo di questi casi sulla stampa, di solito quando nasce una battaglia fra i genitori e il personale ospedaliero. Ognuno di essi è un problema a sé stante con caratteristiche del tutto particolare per il quale non esistono facili risposte.
Può essere utile in ogni caso cercare di conoscere meglio l’atteggiamento con cui i genitori sottopongono i figli a esami, trattamenti e programmi terapeutici. Quando la disperazione li spinge a provare tutto e a volerne sempre di più, può darsi che questa attività sfibrante abbia la funzione di allontanare il senso di colpa o di impotenza della depressione. In questi casi, è meno probabile che il bambino e la famiglia trovino un buon adattamento emozionale.
Quando le circostanze finanziarie lo permettono e i genitori sono disposti a intraprendere una vacanza familiare, con tutto ciò che questo comporta in termini di pianificazione, attrezzature supplementari e incontri con il mondo esterno, spesso ci sorprende di come lo sviluppo del bambino non si arresti e non regredisca. Cambiare ambiente e provare a passare il tempo in un modo diverso non rigidamente organizzato può far bene sia al bambino sia a tutta la sua famiglia.

Cosa sapere su tuo figlio – Pamela Bartram