Gli indici predittivi precoci dei Disturbi di Linguaggio - DL nei bambini “late talkers” (parlatori tardivi)

Un importante studio dell’Università di Pisa (Cipriani et al.) ha permesso di differenziare tre sottogruppi di bambini con ritardo del linguaggio di tipo espressivo o recettivo-espressivo

  • Bambini con ritardo transitorio (recupero entro 36-40 mesi) late bloomers
  • Bambini con recupero tardivo (entro i 4 anni)
  • Bambini con evoluzione in DL
Il primo e il secondo gruppo non presenta alla prima osservazione un deficit della comprensione, mentre il 60% del gruppo con evoluzione in DL presenta compromissione verbale e ritardo lessicale. Entro i 36 mesi il 30 % dei bambini si normalizza ed a questa età possiamo già differenziare coloro che potrebbero essere a rischio di DL. Dopo i 36 mesi i bambini con disturbo transitorio passano, seppur in ritardo, dall’olofrase alla fase di “grammaticizzazione” mentre per quelli con evoluzione in DL lo sviluppo grammaticale è gravemente ritardato e si dissocia da quello lessicale. L’età critica rimane quindi quella di 36 mesi fissata come limite per  i ritardi transitori e quindi per intervenire a fini diagnostici e prognostici in bambini con DL. La continuità nella tipologia del deficit che caratterizza molti bambini con DL, e che è di tipo recettivo-espressivo, potrebbe indicare un disturbo precoce di processing dell’input verbale. Nei casi più rari di deficit limitato alla componente espressiva, è invece ipotizzabile una compromissione molto specifica, intrinseca al sistema di produzione, cioè ai meccanismi di codifica in output, in cui il ruolo della memoria verbale di lavoro potrebbe essere cruciale fin dalle fasi precoci dello sviluppo .
Gli elementi utili per valutare il grado di rischio per una compromissione del linguaggio sono l’età, la severità e il tipo di compromissione linguistica, la presenza o meno di turbe affettive e comportamentali.
Questi studi servono per procedere ad un monitoraggio, anche ravvicinato (2-3 mesi), dei bambini con ritardo del linguaggio (es:  un bambino di 24-30 mesi che  presenta una riduzione del vocabolario di produzione associata ad un inventario fonetico molto ristretto e ad un deficit di comprensione), coinvolgendo la famiglia che dovrà adeguare il linguaggio con appropriatezza, sostenere i tentativi di comunicazione, utilizzare un lessico semplice e chiaro, accompagnato da un rinforzo gestuale e di facile comprensione.
I genitori devono rendersi conto che bisogna incrementare il grado di responsività e le qualità delle interazioni comunicative con il loro bambino; far conoscere ai genitori le tappe normali di sviluppo del linguaggio e della sua variabilità, può aiutarli ad osservare meglio i cambiamenti del proprio bambino ed acquisire maggiore consapevolezza di ciò che può fare in una certa fase del suo sviluppo, permettendo di capire quali siano i suoi limiti  e le sue capacità, guidandoli anche nella scelta dei giocattoli più appropriati e al tipo di stimolazione verbale da utilizzare.
Il coinvolgimento dei genitori permette di conoscere  a fondo le capacità del bambino e di adeguarsi al suo sviluppo. Se intorno ai 34-36 mesi non si osservano cambiamenti del quadro linguistico bisogna intervenire con un trattamento riabilitativo. Nei casi invece dove si nota un miglioramento del vocabolario espressivo e del repertorio fonetico e si avvia il processo di grammaticizzazione  conviene lo stesso continuare un rapporto di counceling con i genitori ed effettuare controlli trimestrali per verificare la costante evoluzione e la stabilità delle acquisizioni del bambino.