Il bullismo a 10 anni

È raro che un bambino raggiunga la maturità senza avere mai attraversato periodi difficili nei rapporti con gli amici e i fratelli. Molti adulti ricordano episodi infelici risalenti agli anni della scuola, in cui si sono sentiti vulnerabili, soli, senza l’aiuto dei coetanei o degli adulti, qualcuno dirà di essere stato vittima del bullismo, altri preferiranno normalizzare gli scambi di parole e comportamenti aggressivi all’interno del proprio gruppo di pari. Ultimamente la consapevolezza della diffusione del bullismo nelle sue molte forme è andata progressivamente aumentando e di conseguenza molte istituzioni scolastiche hanno messo a punto delle linee guida comportamentali e delle politiche scritte e per la gestione del fenomeno. Anche l’uso del vocabolario qui riecheggia le intenzioni degli adulti interessati, cioè dimostrare la loro forza e la loro grandezza al di sopra di ogni comportamento aggressivo o crudele. Naturalmente, sia i genitori che i bambini vogliono essere sicuri che le scuole riflettano e agiscono con l’intenzione di proteggere i componenti vulnerabili dei gruppi. Se tutti gli adulti di una scuola collaborano e si impegnano in una politica chiara, gli incidenti possono essere gestiti in modo molto efficace.
I bambini di dieci anni avranno già messo a punto delle strategie abbastanza complesse per gestire i rapporti con gli altri e di solito conosceranno piuttosto bene, per esperienza diretta, i dolori e le frustrazioni, oltre alle delizie, che ogni relazione intime comporta. Ci si aspetterebbe che nei primi anni i bambini si siano già cimentati con il difficile compito di gestire emozioni forti e che abbiano messo a punto una serie di risorse per proteggersi dalle delusioni, dai contrasti o dagli insuccessi. Ad esempio, i bambini di otto anni, nove e dieci anni tenderanno naturalmente a rivolgersi a giochi e scambi sociali capaci di strutturare e moderare l’angoscia che le emozioni alla stato puro potrebbero altrimenti causare.
I bambini di dieci anni gradiscono giochi e attività che ai loro genitori o ai bambini più grandi potrebbero sembrare abbastanza noiosi e rigidi. In passato avranno la priorità l’insistenza sull’ordine e l’appartenenza e il piacere di costituire dei gruppi senza tenere molto in considerazione le caratteristiche individuali, ma ora comincerà a profilarsi gradualmente un’idea più raffinata e complessa dell’amicizia e della condivisione. Se tutto va per il verso giusto, potrà ora definirsi un interesse più ambio ed esplicito per gli altri accanto a una consapevolezza sempre maggiore dell’adolescenza. I bambini possono continuare a essere piuttosto preoccupati delle convenzioni e della possibilità che l’appartenenza al gruppo comporti la possibilità di incontrare il bullismo, magari nel ruolo di vittime.


Cosa sapere su tuo figlio – Rebecca Bergese