La sana aggressività dei bambini

Una sana aggressività è un aspetto normale dello sviluppo infantile, anche se a volte nella nostra cultura facciamo fatica a riconoscerlo. Nelle immagini pubbliche, i bambini vengono presentati in una versione “addolcita”, promuovendo così una rappresentazione romantica e idealistica dell’infanzia. Eppure la capacità di provare ed esprimere sentimenti aggressivi è una componete della salute mentale non soltanto normale, ma persino essenziale. Tutti i genitori conoscono bene il periodo dei “terribili due anni”, quando i bambini si oppongono alla volontà dei genitori e nel corso di questi scontri sviluppano un’idea più stabile e forte di se stessi. Più tardi, negli anni dell’adolescenza, avviene un processo simile. Queste lotte sono essenziali per lo sviluppo dell’identità e dell’autostima.
Anche i bambini con bisogni educativi speciali devono essere in grado di dire di non e di imporsi. A volte possono esprimere le loro emozioni negative sferrando colpi a qualcuno e come tutti i bambini dovrebbero ricevere il messaggio chiaro che questo non è accettabile. Tuttavia, quando i bambini hanno dei bisogni speciali, per i genitori e i figli può essere complicato superare insieme questa fase evolutiva. Credo che ciò sia dovuto ad almeno due ragioni.
Innanzitutto può essere difficile distinguere i comportamenti transitori da quelli che rappresentano l’esordio di caratteristiche nuove e indesiderate più permanenti. Poiché la disabilità di per sé dura tutta la vita, può esserci la tendenza a dare per scontato che le difficoltà comportamentali secondarie abbiano lo stesso destino.
Con queste ansie è difficile reagire in modo costruttivo all’aggressività dei bambini. Una reazione eccessiva può essere controproducente perché il bambino ne ricava l’idea di avere un potere senza limiti. Anche una reazione troppo blanda può rivelarsi poco utile, poiché il bambino potrebbe non capire quali sono i limiti di un comportamento accettabile. È risaputo che una parte dei bambini con difficoltà di apprendimento sviluppano “comportamenti difficili”.
Questi comportamenti vengono in genere definiti in termini di rischio per il bambino o per il giovane e per le persone che stanno intorno a lui. Si ritiene in alcuni casi esista un legame intrinseco fra i comportamenti difficili e la difficoltà di apprendimento. Secondo altri dati, tuttavia, molti bambini con difficoltà di apprendimento possono continuare ad avere un comportamento accettabile se vivono in condizioni ambientali adeguate.
Il sonno, l’educazione all’uso del vasino e gli asili nido sono i terreni in cui questi conflitti vengono messi in  scena per la prima volta. I genitori depressi, stremati e ansiosi possono perdere delle importanti opportunità per aiutare i figli a scoprire cosa ci si aspetta da loro. Si può finire in uno stato mentale in cui tutto ciò che il figlio fa o non fa viene attribuito alla sua disabilità. Dal momento che per la disabilità non esiste una “cura”, c’è qualcosa che può veramente fare la differenza? Tali atteggiamenti e convinzioni interferiscono con  la capacità naturale dei genitori di intervenire e comunicare utilmente con i loro figli.


Cosa sapere su tuo figlio – Pamela Bartram