La sofferenza del corpo racconta una storia 

Capita a volte che non ci si renda conto di quel che accade a noi o intorno a noi e che non riusciamo a parlarne. Allora talvolta può venirci un attacco di ansia, una tosse insistente o qualche altro disturbo molesto. Se si tratta di un bambino e se non ha le parole per esprimere la sua pena, ecco che i suoi mezzi principali per esprimersi sono corpo e comportamento. Il corpo allora parla. 

Per capire questo ”corpo che parla” bisogna studiare, imparare ad ascoltare, capirne il linguaggio come quando s’impara una lingua straniera come lo svedese o l’italiano. L’essere umano è una creatura molto complicata. Non consiste soltanto di un corpo che parla e di cui parlare. L’essere umano è anche mente, psiche, coscienza, o come la si voglia chiamare. Non sappiamo dove passi il confine tra mente e corpo, se esista, cosa sia. Di sicuro non esiste la mente senza il corpo e sono attaccati l’una all’altro come lo si è con la propria ombra. 

Si deve perciò imparare ad ascoltare sia i segnali della mente, sia quelli del corpo. Si deve imparare a vedere l’intera persona anche quando si tratta di un bambino piccolo. E per quanto un bambino sia piccolo, un suo sintomo non esprime soltanto un disturbo che riguarda il corpo visto e trattato dalla medicina. I genitori e i suoi parenti si preoccupano. 

La famiglia è sempre in qualche modo coinvolta. La famiglia soffre col bambino...
Il sintomo è un compromesso tra corpo e mente, tra fisiologia ed emozione.
Il sintomo irrompe sulla scena delle relazioni con i propri cari; è una soluzione di ripiego, forse necessaria ma alla lunga non buona né per il bambino, né per gli adulti che gli sono vicini. 


di Iréne Matthis