A volte i genitori italiani con figli che frequentano o stanno per iscriversi in scuole con tanti alunni stranieri manifestano una preoccupazione: il timore che una classe con ‘tanti’ alunni stranieri sia un rischio, cioè che abbia un ritmo di apprendimento rallentato, che non segua pienamente il programma, che gli insegnanti siano in difficoltà proprio a causa dell’eccesso di diversità. Ci vuole attenzione quando si parla di classi con tanti alunni stranieri. E’ vero che la varietà delle presenze costituisce un elemento di complessità, ma se ci sono educatori competenti, se si hanno strumenti e libri a disposizione, se le lingue d’origine vengono valorizzate, la complessità può trasformarsi in un elemento di vivacità e di attrazione. Quello che voglio dire è che già all’interno del nostro Paese conviviamo con credenze e filosofie di vita che si ispirano a valori molto diversi. Una chiave di lettura per leggere la nostra scuola multiculturale: la presenza di bambini figli di immigrati stranieri può essere un “evidenziatore” dei nostri modelli e stili educativi. Un’occasione per ripensare i nostri comportamenti e ridare significato alare scuola nel nostro tempo. Un’altra idea che viene suggerita è di considerare l’elemento della diversità come elemento “normale”: il termine diversità non ci serve solo a definire la situazione di chi viene da altri contesti, da altre lontane realtà culturali. Assumere la diversità con gli occhi della normalità significa anche non considerare ciò che è diverso da noi con gli occhi della devianza, della problematicità: “significa vedere nella differenza anche gli elementi positivi, gli elementi di trasformazione, gli elementi che comunque fanno parte dello scenario della vita quotidiana; le persone, tutte, si trovano a muoversi fra molte culture, molte appartenenze, molti riferimenti. E anche le famiglie vivono queste trasformazioni.
di Vinicio Ongini