La disgrafia è un disturbo specifico di apprendimento che si manifesta come difficoltà a riprodurre sia i segni alfabetici sia quelli numerici; essa riguarda quindi solamente il grafismo e non le regole ortografiche e sintattiche, nonostante influisca negativamente anche su tali acquisizioni a causa della frequente impossibilità di rilettura e autocorrezione.
Di seguito vediamo come si manifesta la disgrafia e quali sono le caratteristiche di questa difficoltà relative alla riproduzione dei grafemi.
Posizione e prensione: il bambino che presenta disgrafia scrive in modo molto irregolare, la sua mano scorre con fatica sul foglio e l’impugnatura della penna è spesso scorretta. Anche la posizione del corpo è, nella maggior parte dei casi, inadeguata, infatti spesso il gomito non viene appoggiato sul tavolo e il busto è eccessivamente inclinato. È inoltre frequente il poco utilizzo dell’altra mano nella funzione vicariante perciò, anziché per tenere fermo il quaderno evitandone spostamenti che interferiscono negativamente con la qualità della produzione scritta, essa è usata per giocherellare con il materiale presente sul banco.
Orientamento nello spazio grafico: la capacità di utilizzare lo spazio a disposizione è, solitamente, molto ridotta; il bambino non possiede adeguati riferimenti per orientarsi, non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole, non segue la linea di scrittura e procede andando verso “l’alto” o verso “il basso” rispetto al rigo.
Pressione sul foglio: la pressione della mano sul foglio non è adeguatamente regolata, talvolta è troppo forte, talvolta è troppo debole, in quanto è spesso presente una paratonia, cioè un’alterazione in eccesso o in difetto del tono muscolare. Sono frequenti anche le sincinesie, cioè atti motori in eccesso o non implicati direttamente nell’attività grafica.
Direzione del gesto grafico: sono frequenti le inversioni nella direzionalità del gesto che si evidenziano sia nell’esecuzione dei singoli grafemi sia nella scrittura autonoma, che a volte procede da destra a sinistra.
Produzioni e riproduzioni grafiche: il bambino disgrafico presenta difficoltà notevoli anche nella riproduzione grafica di figure geometriche, per esempio se si trova a dover riprodurre un triangolo tende a fare gli angoli tondi e a non eseguire una forma adeguatamente chiusa. Spesso anche il livello di sviluppo del disegno è inadeguato all’età; la produzione di oggetti o la copia di immagini è molto globale e i particolari risultano scarsamente differenziati.
Esecuzione di copie: la copia delle parole e delle frasi è spesso scorretta e sono ricorrenti le inversioni del gesto e gli errori dovuti ad una scarsa coordinazione oculomanuale, cioè alla difficoltà, presente nei bambini con disgrafia, di seguire con lo sguardo il proprio gesto e tratto grafico. La copia dalla lavagna risulta inoltre ancora più complessa, perché il bambino deve portare avanti più compiti contemporaneamente: la distinzione della parola dallo sfondo, lo spostamento dello sguardo dalla lavagna al foglio, la riproduzione dei grafemi.
Dimensione dei grafemi: si nota un insufficiente rispetto delle dimensioni delle lettere, che vengono riprodotte o troppo grandi o troppo piccole e, spesso, in modo irregolare alternando microdimensioni a macrodimensioni.
Unione dei grafemi: come abbiamo affermato precedentemente, la mano non scorre regolarmente sul foglio e il bambino disgrafico riesce con difficoltà a seguire con lo sguardo la propria scrittura; ciò influisce negativamente con la fluidità del gesto, dando origine a una “legatura” inadeguata tra le lettere.
Ritmo grafico: si evidenzia frequentemente un’alterazione del ritmo della scrittura; il bambino scrive con una velocità eccessiva o con una estrema lentezza, ma la sua mano esegue movimenti “a scatti”, senza armonia del gesto e con frequenti interruzioni.